TERAMO – Cambia rotta il destino della Banca di Teramo e non oltrepassa più i confini regionali. Con una decisione (e brusca) inversione, la Banca fondata venti anni fa dall’onorevole Antonio Tancredi, sedotta e abbandonata dalla fortissima Banca di Roma, ha avviato il percorso per l’integrazione con ‘cugina’ Banca di Castiglione Messer Raimondo e Pianella, presieduta da Alfredo Savini. La ‘due dilegence’ avviata con il colosso romano delle Banche di credito cooperativo non ha portato buoni frutti e messo l’istituto di credito di viale Crucioli alle prese con la decisione di confrontarsi con una delle banche locali più antiche e che ha avviato e poi consolidato una politica di espansione nel Pescarese che oggi conta 13 filiali e 3.300 soci. Sulla carta, l’integrazione tra Teramo e Castiglione Messer Raimondo, oltre che ad essere la prima pietra di una stretta sinergia tra realtà creditizie regionali nel campo delle Bcc, è un accordo interdistrettuale che intanto evita il grosso rischio di una crisi pericolosa per la banca presieduta da Cristiano Artoni. Obbligata dunque, ma anche dolorosa, la scelta di una "fusione per incorporazione" approvata nelle linee essenziali dal consiglio di amministrazione (come anche per l’omologo Cda castiglionese): perchè difficilmente il nuovo istituto che nascerà porterà il nome della Banca di Teramo e forse anche il management che rappresenta i 4mila soci sarà sostituito. L’operazione, come cita una nota della Federazione Abruzzo e Molise delle Bcc, «verrebbe realizzata con il sostegno della Fedam e con il supporto delle Bcc italiane attraverso il Fondo di garanzia istituzionale». «La soluzione individuata – conclude la nota – consente dirafforzare il Credito cooperativo abruzzese, i rapporti con la clientela e con il territorio, assicurando la stabilità di banche di comunità indispensabili in un’area già provata dalla crisi».
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